Detonare

Questo blog mi è esposo in mano. Forse è l’ennesima dipendenza, anche se non rendo l’idea. È tutto sbagliato quello che scrivevo in lasciami. Questo foglio bianco retroilluminato è un fantastico palcoscenico. Senza spettatori, sia chiaro. Uno spettacolo in differita, precisiamo. Quindi insignificante. Allora avevo ragione, sì. Tutto vero quello che dicevo sul fatto che facciamo tutti schifo, ammettiamolo. Ma la bellezza di dirselo, ricordarselo, accettarlo. Ah, di schiettezza ne trovo a vagonate qui. Posso spiegare a tutti quanto io sia inadeguato ma perfettamente integrato. Posso fare ciò che voglio, santificare et abolire. Rendere oppure distruggere. Sparire o riempire pagine con parole finte, vuote, ripetute e ripetibili, sempre risibili. Non leggetemi mai, please. Ma ci siete sempre. Vi chiedo di lasciarvi andare. Non qui, fuori. Prendete in prestito un po’ di schiettezza e spargetela tra i vostri discorsi. Soprattutto quando parlate con quei sorrisi stampati in faccia, come per una grave paresi. Indottrinati a sorridere così, inclinare il capo cosà, arricciare il sopracciglio colà. Vi adoro e per questo mi odio. Perché non sono schietto quanto vorrei. Non qui, ma all’aria aperta. Finirei con l’odiare il mondo intero, anche se sono già a buon punto. Finirei con il vomitare sentenze. Questi pensieri invece finiscono in un grande tritacarne e la risposta sarà sempre: “ciao, come stai?” come già dicevo in chiedimi se sono felice. A rileggere quel post, ghigno. Che pivello quel me di un mese fa: quelle parole di un mese fa, vicine ma lontanissime. Non erano mie, dipingevano solo l’emozione di un momento. Ora no. Oggi vorrei mandare al diavolo tutti, anche chi mi chiede come sto. E poi chi se ne frega se è sincero o meno. Partiamo dal presupposto che non ho voglia di rispondere. Oggi l’impresentabile sono io. Non mi si può ascoltare nè leggere. Quindi lasciatemi. Statemi accanto, in silenzio. Ho bisogno di essere capito. Quante volte avreste voluto esplodere, ma avevate troppe persone addosso: “Non si esplode così, ma si detona con un certo garbo”, “No, non puoi saltare in aria in questo modo”. Avreste solo voluto far saltare quelle parole mai dette, tenute dentro, seppellite, nascoste. Invece niente da fare. Vorrei che qualcuno mi chiedesse di far saltare tutto. Una persona che accetti la verità, come una bomba che ci esplode tra le mani e ci ricorda quanto siamo piccoli e fragili, imperfetti e limitati. Chi se ne frega delle conseguenze, raccoglieremo i cocci. Ora, però, guardiamoci negli occhi e prendiamoci per mano. Ci vuole coraggio per odiarsi, quando ci si ama. Bisogna distruggersi per dirselo. Vorrei vivere sempre così.

#piùdi100. Se e quando serviranno più di 100 parole, le userò. Non rispetto mai le regole, tantomeno qui.

16 pensieri su “Detonare

  1. Lo specchio dietro al bar mi vede bere a goccia ancora.
    Sto al limite del limite, o forse è un ulteriore
    Ricaccio indietro lacrime- niente autocommiserazione.
    Ti fuggono se dici “Male” al “Ciao, come stai”
    Che razza di universo è questo in cui non riesci mai?
    Che tu sia vero o compromesso comunque hai sempre perso …
    Apritemi, apritemi.
    Non ho mai smesso di bussare.
    Apritemi, apritemi.
    Non ho più voce per chiamare.
    Apritemi

    Non rivelarsi mai è la regola per voi, sai difenderti o recitare o indurirti più che puoi
    Beh, io non ho più voglia di ascoltarvi chiacchierare di cronaca o spettegolare su un amico che non c’è
    Mi fa sempre più specie la vostra equidistanza,
    perpetuo adeguamento al peggio che aiutate
    (ma) Apritemi, apritemi,
    con chi altri dovrei stare
    Apritemi, apritemi, non ho più voce per chiamare.
    Apritemi

    Io vi risparmierò il mio nero
    A costo di essere insincero
    Ma voi, voi, apritemi

    Apritemi, apritemi,
    non smetterò mai di bussare.
    Apritemi, apritemi.
    Finché avrò forza di restare.
    Apritemi.

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  2. Ti capisco tantissimo. La merda che c’ é intorno a noi é tanta e inestinguibile! Ma non possiamo diventare deiezioni anche noi e farci contagiare dallo schifo. Lo dobbiamo a noi stessi! Un abbraccio

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